Di segno in segno, di materia in materia sono queste le direttrici estetiche su cui si sviluppa l’attività artstica di Leonardo Serafini. Di segno in segno non vuol dire la mera somma delle linee e dei tratti, ma la tessitura armonica e avveduta che scaturisce dalla moltiplicazione dei segni o, ancora meglio, dalla loro elevazione a potenza, perché solo in quel modo sono in grado di sviluppare quel valore artistico originalissimo e del tutto personale che si nasconde in quella apparentemente casuale successione di linee.
Di materia in materia perché nulla come l’opera di Serafini è un inno alla corposità del colore, un poema dedicato alla bellezza dello spessore cromatico che in alcune opere è talmente marcato da farsi quasi trama scultorea che corre in superficie.
Serafini è un artista sperimentale, un sognatore e un esploratore che tenta la conversione magica dei colori sgargianti, immacolati, pastosi e liquidi; delle tecniche, sorprendenti e imprevedibili; delle superfici trattate, abrase, scarnificate; delle carte, acidificate, sfatte, inumidite, abusate; uno sperimentatore che non si sa fermare, neanche davanti a se stesso.
Procacciatore di emozioni, l’artista marchigiano ha in mano un pennello e nell’altra la sua personale ars combinatoria con la quale prova a sondare e poi limare e poi perfezionare e infine liberare i meccanismi segreti della visione. Ed è una visione che non trova mai la sua quiete, una visione che si rinnova a ogni percezione, una visione che come una metamorfosi senza fine, cambia e si modifica incessantemente in relazione allo spazio immaginativo e alla spinta creativa che l’artista ha a disposizione.
A volte manca una cifra, eppure l’evoluzione artistica si disegna coerente nello spazio mentale dello spettatore che, seguendo gli esordi, giunge e cogliere le varie tappe della sua ricerca svolta in maniera costante e ripetuta tra i cardini formali della materia, del segno e del gesto, differentemente articolati secondo le sensibilità del momento.
Ma Serafini non è solo l’esploratore che spazia è anche e soprattutto il mago che sorprende con i suoi giochi di prestigio, a patto che il cilindro sia la tela e il coniglio i colori: quando queste condizioni si verificano, non c’è limite alla possibilità di essere sorpresi e sedotti dalla sua ammaliante pittura.