Un viaggio immaginario quello di LEONARDO SERAFINI, un itinerario intimo raccontato attraverso i colori e la loro spiritualità.
Città della Spagna a lui letteralmente sconosciute, mai visitate, ma intriganti e per questo misteriose tanto da scalfire la sua profondità interiore, quella più remota.
Gli elementi primordiali come il FUOCO, l’ACQUA, l’ARIA e la TERRA vengono rappresentati da LEONARDO SERAFINI con colori acidi in contrasto tra loro, riportati sulla tela o sulla tavola con una sofferenza mai incontrollata , come rispettosa delle dinamiche e delle vicende nascoste all’interno.
Il ROSSO e il GIALLO sono i colori predominanti, rappresentano cromaticamente più di altri la Spagna, un Paese ricco di storia come pochi, teatro di episodi che hanno modificato o quanto meno hanno contribuito a far conoscere nuovi continenti, nuovi popoli, nuovi usi, nuovi costumi.
E’ il ROSSO dell’ardore, della passione, della violenza, del sangue, è il GIALLO della vitalità, dell’energia, della spiritualità, della creatività, tutti elementi che hanno segnato nel bene e nel male questa nazione tanto da farne i colori della bandiera e grazie alla sapienza artistica di LEONARDO SERAFINI possiamo riconoscerli e ricordarli.
Egli si sente partecipe di quelle situazioni, di quei momenti e non si sottrae dalla responsabilità di portarceli a conoscenza con i suoi dipinti così emozionanti che coinvolgono lo spettatore, anche quello più distratto o indifferente.
E’ sorprendente vederlo all’opera, si avverte subito il conflitto, la sfida, tra lui e quella superficie “bianca”, spesso prima di “infierire” con pennelli, pennellesse o spatole, gli gira intorno, si ferma, la studia, poi tutto ad un tratto con felina velocità inizia a lavorare.
Sono finestre su quelle terre, su quella gente, immagini viste dal suo interno, immagini che non riusciranno mai a proiettarsi all’esterno, tante sono le tensioni e le emozioni che appartengono unicamente alla propria intimità.
A volte sembra che nella sua pittura subentri il timore, la paura, l’ansia di trovare al di là “del vetro” un mondo che non gli appartiene che non vorrebbe mai che esistesse, dove l’odio prevale sull’amore, dove la pace soccombe alla guerra.
La sua non è fantasia né tanto meno visionarietà, egli vuol richiamarci ad una lettura attenta ed approfondita di quella terra, di quel popolo, dove ancora non sono del tutto sopiti sentimenti di violenza e repressione, ed ecco allora i NERI , i GRIGI, ombre scure che si muovono sul dipinto come riflessi dei suoi pensieri.
LEONARDO SERAFINI nei momenti più tormentati della sua opera viene catturato dalla forza dei colori dalla loro intensità dal loro valore, colori che lo portano a raffigurare i nostri elementi primordiali con grande impeto ma con altrettanto rispetto.
Magistrali sono quei tratti materici bituminosi, grumi di neri e grigi a testimoniare lacerazioni e ferite non ancora rimarginate. E poi tagli repentini come a voler contestualizzare la temporalità degli eventi.
Fortunatamente tutto questo grigiore ad un certo punto si fa da parte, ed ecco allora Leonardo Serafini ad inserire larghe campiture di bianchi avorio come spiragli di luci, di speranza.
Tanta materia c’è in quei bianchi, il momento forse di maggiore liberazione per lui, l’attimo con cui ci prende per mano guidandoci in quel percorso più illuminato dalla luce.
Non si può rimanere indifferenti da quei racconti, nessun animo anche il più insensibile si deve interrogare, si deve domandare … perché ???
La figurazione rappresentata è fortemente legata ad un espressionismo astratto e costituisce un forte richiamo ed un auspicio per rinsaldare l’amore tra le genti, egli sembra voler “urlare” all’esterno il suo stato d’animo cercando di combattere quei disagi, incitando il superamento delle disuguaglianze e delle indifferenze, ed inneggiando alla libertà come valore inalienabile di questa nostra breve esistenza.